LA ROBA

La roba di Giovanni Verga è tutta nelle mani di Enrico Guarneri

Recensione:

Dopo I malavoglia e Mastro don Gesualdo è la volta di La roba ad andare in scena nei teatri italiani, prodotta nel 2022 nel centenario della morte dello scrittore da Progetto Teatrando per la regia di Guglielmo Ferro su drammaturgia di Micaela Miano

E il protagonista di quest'altra novella di Giovanni Verga non poteva essere che Enrico Guarneri, ormai diventato il simbolo dei vinti dello scrittore catanese. 

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

 

È ancora alla sua recitazione sanguigna che vengono affidati i panni del protagonista, di quel Mazzarò che nato povero e contadino accumula beni fino a diventare padrone di ogni cosa, di ogni terra, spogliando con il duro lavoro il nobile barone incapace di tenersela stretta.

Lo Straniamento di Verga e la mimesi di Ferro e Miano

L'adattamento teatrale mantiene la tecnica dello straniamento verghiano e affida a Mazzarò (Enrico Guarneri) la narrazione della sua vita, della sua scarna esistenza concentrata solamente all'ottenimento della roba, alla scalata dei possedimenti del ricco barone, impresa completata con duro lavoro ma anche con sotterfugi e tanto cinismo. 


Contemporaneamente vanno in scena gli altri protagonisti del ciclo dei vinti, di altri racconti di Vita dei campi, che narrano a loro volta il Mazzarò visto dai poveri rimasti poveri e che palesano l'avarizia e l'insensibilità, la meschinità e la grettezza immutata dell'arido scalatore sociale. 

Vanno in scena gli eventi che segneranno la vita degli uomini di Mazzarò, sì perché il padrone non possiede solo la roba, egli è padrone anche delle persone, al punto di condizionarne l'esistenza, la vita o la morte. Va in scena il dramma di Iano e Nedda (molto bravi i giovanissimi interpreti Maria Chiara Pappalardo e Giuseppe Parisi), la tragedia di Jeli il pastore e Mara, episodi che culminano nella morte.

La morte incombente e la spoliazione della roba

Ma quella morte che Mazzarò cerca di scacciare non permettendo la sepoltura nelle sue terre né a don Alfonso né a Iano, è un fatto ineluttabile, nonostante l'ingiustizia che si va palesando: chi non ha niente ha tanti giorni davanti a se e lui che ha tanto e molto ancora potrebbe avere, è alla fine dei suoi giorni, è giunto alla separazione dalla sua roba. Una separazione dolorosa e cui cerca di rimediare con la distruzione o con l'implorazione "roba mia, vientene con me".

L'epitome della Miano e la regia di Ferro confezionano uno spettacolo colto e piacevole

L'intreccio delle novelle verghiane compongono uno spettacolo teatrale che conserva una solida base letteraria e mantiene una apprezzabile spettacolarità; la scenografia agreste minimale, formata da un grande ulivo a centro scena che diventa l'immutevole testimone della vita dei campi, lascia spazi ampi agli attori e alle loro narrazioni. 

Sono le persone al centro della rappresentazione, la loro vita grama. Ma è il padrone Mazzarò il sovrano di quella monarchia agreste, il puparo che con la moneta lega alla roba ogni esistenza, alla sua roba.

Enrico Guarneri sicuro nei suoi panni abituali

Dopo i panni di padron 'Ntoni dei Malavoglia e Mastro don Gesualdo, Enrico Guarneri indossa quelli di Mazzarò, panni tagliati da Giovanni Verga e cuciti sempre da Gugliemo Ferro. Enrico Guarneri li indossa con sempre maggiore sicurezza e padronanza. 

In questa rappresentazione l'attore catanese riesce a sdoppiarsi fra i tormenti esistenziali e le fobie de protagonista: della morte e della privazione della roba. Riesce a cambiare faccia in un attimo appena qualcuno si appresta al suo cospetto, manovali o persone di fiducia. In questo eclettismo interpretativo Guarneri riesce bene, seppure ancora a volte eccede nella recitazione, esagera nella posa. Ma in questa messinscena la cosa funziona: in un personaggio come Mazzarò, che imita i padroni, che recita la parte del signore, se in certi frangenti riesce grottesco è un'interpretazione riuscita. E molto applaudita.

Degni degli applausi scroscianti a chiusura di sipario anche gli altri interpreti Giampaolo Romania, Nadia De Luca, Francesca Ferro, Rosario Marco Amato, Elisa Franco, Alessandra Falci, Gianni Fontanarosa.

 

Visto il 29/03/2023
al teatro Pirandello di Agrigento (AG)

La roba
Prosa
Informazioni principali
Regia
Guglielmo Ferro
Protagonista
Enrico Guarneri

Francesco Principato

  AUTORE di AGRIGENTO

Scopre tardi il rapporto con la scrittura ed è tuttora molto misurato nella produzione letteraria. Scrive il primo romanzo, "Livello zero", nel 1995...

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