SINFONIA DEI MILLE

Un’entusiasmante Sinfonia dei Mille al Teatro alla Scala 

Recensione:
© Brescia - Amisano

Eseguita in precedenza solo due volte, rispettivamente nel 1962 e nel 1970, l’Ottava Sinfonia di Gustav Mahler, detta “Dei Mille”, è tornata al Teatro alla Scala dopo un’assenza di oltre 50 anni in una memorabile esecuzione diretta da Riccardo Chailly, evento che ha coinciso con l’inaugurazione della nuova camera acustica costituita da pannelli multistrato di legno di okumé.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Due parti legate dall’idea di grazia, amore e luce divina

Opera monumentale, che oltre ad una grande orchestra richiede l’impiego di otto solisti, due cori misti ed un coro di voci bianche, l’Ottava sinfonia fu concepita da Mahler nel 1906, nella sua residenza estiva di Maiernigg, in un tale stato di ispirazione che lo portò a sostenere che l’opera non fosse nata da lui ma gli fosse stata dettata direttamente dall’alto.

La partitura è strutturata in due parti ben distinte: la prima basata sull’inno pentecostale Veni creatur spiritus, testo medievale attribuito all’arcivescovo di Magonza Rabano Mauro, mentre per la seconda Mahler fa un balzo in avanti di circa un millennio scegliendo di musicare la scena finale del Faust II di Goethe. 


Due testi moto distanti tra loro che che il compositore vede però legati da alcune tematiche di carattere teologico quali i concetti di grazia, amore e soprattutto luce divina -è dello stesso Mahler l’affermazione che il passo “Accende lumen sensibus” costituisce il ponte di collegamento tra l’inno medievale e il Faust- che si intrecciano attraverso l’utilizzo del Leitmotiv che rinsalda tra loro le due parti, nonostante le rispettive differenze. 

Se infatti il Veni creator spiritus nella sua serrata compattezza si ispira alla polifonia religiosa di matrice barocca, la scena del Faust, che dura circa il doppio e si dilata in ampi interludi orchestrali, rimanda ad una forma teatrale scenico-drammatica di stampo romantico. 

Accolta con esito trionfale alla sua prima esecuzione a Monaco nel 1910 l’ottava sinfonia è il punto culminante di quell’utopia positivistica che caratterizza il percorso sinfonico mahleriano, destinato a mutare radicalmente nelle due opere successive, ovvero il Lied von der Erde e la Nona sinfonia in cui il musicista, ormai presago della sua morte, adotterà toni molto più raccolti, struggenti ed intimisti.
 

Oltre 350 musicisti, grande compattezza e intensità

Dopo averla eseguita ed incisa più volte -si possono citare le edizioni con il Concertgebow di Amsterdam, il Gewandhaus di Lipsia e l’Orchestra del Festival di Lucerna- Riccardo Chailly ha riportato l’Ottava sinfonia a Milano 10 anni dopo averla diretta all'interno della stagione dell'orchestra La Verdi. 


La sua è una lettura dai toni imponenti ma mai magniloquente, anzi, sempre attenta al dettaglio ed a far risaltare le varie componenti strumentali di cui il Mahler sperimentatore dissemina la partitura (non mancano infatti nell'organico pianoforte, organo, harmonium, campane, celesta e mandolini, tanto per citarne alcuni strumenti). Se l’attacco del Veni creatur spiritus nella sua grandiosità si caratterizza per imponenza e maestosità, cui fa da contrasto il tono più raccolto della sezione centrale, dopo lo scintillante finale si fatica a non trattenere l’applauso. 


Più meditata e chiaroscurata la seconda parte a partire dal cadenzato incedere che ne costituisce la meravigliosa introduzione orchestrale, nella quale si evocano “gole montane, foreste, dirupi, solitudine e anacoreti sulle montagne e nei crepacci”. Qui la narrazione assume un passo più teatrale nel dialogo tra il coro ed i vari solisti, impreziosita dalle ampie pennellate di matrice Jugendstil di cui è disseminata l’orchestrazione e che l’Orchestra del Teatro alla Scala realizza con straordinaria ricchezza di colori e sfumature. Trascinante il finale nel quale Chailly riunisce in un magnifico unicum sonoro gli oltre 350 esecutori (i 1000 prescritti da Mahler sono ovviamente un’iperbole) in una catartica ascesa al Paradiso.

Di notevole livello il gruppo dei solisti che ha visto schierati Klaus Florian Vogt, Michael Volle, Ain Anger, Ricarda Merbeth, Polina Pastirchak, Regula Mühlemann, Wiebke Lehmkuhl e Okka von der Damerau, mentre riguardo al Coro del Teatro alla Scala diretto da Alberto Malazzi, per quanto se ne possa dire bene non se ne dirà mai bene abbastanza. Protagonista indiscusso -per l'occasione affiancato dagli ottimi cori del Teatro La Fenice diretto da Alfonso Caiani e delle Voci Bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala diretto da Bruno Casoni- l'ensemble scaligero ha confermato di essere un’eccellenza a livello internazionale non solo nel repertorio operistico ma anche in quello sinfonico-oratoriale.
Interminabili al termine gli applausi da parte di un teatro sold out per tutte le repliche in cartellone.
 

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Visto il 19/05/2023
al teatro Teatro Alla Scala di Milano (MI)

Sinfonia dei Mille
Classica
Informazioni principali
Regia
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Protagonista
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Davide Cornacchione

  Redattore

Studi classici e laurea in farmacia. La lettura del Macbeth di Shakespeare suggerita da una lungimirante insegnante di italiano in terza media ha stim...

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