Era una Fiat 126 caricata con 90 chili di tritolo e parcheggiata in via Mariano d’Amelio, a Palermo, l’arma che Cosa Nostra ha scelto per uccidere il giudice Paolo Borsellino, il 19 luglio 1992. Ma a chi apparteneva quella Fiat 126? Chi l’aveva rubata sapeva che sarebbe stata trasformata in un’autobomba? Attraverso quali percorsi, coincidenze, deviazioni mancate è arrivata sotto casa della mamma del giudice, facendosi strumento di una delle più crudeli, dolorose – e per certi versi tuttora misteriose – stragi di mafia degli anni ‘90?
Il testo di Claudio Fava indaga stavolta da una prospettiva storica del tutto inedita, minima, addirittura sarcastica, uno degli eventi più importanti della storia italiana dell’ultimo trentennio.